Versi al figlio
di Marina Cvetaeva
Versi al figlio
Non sarai uno zero, l’ultimo
dei giovani. Non sarai neppure
banchiere o re del rame –
atleta o esteta –
artista o turista –
fantasma in crociera.
Non sarai una bocca
per masticare
délicatesses. Vento
impetuoso in ogni fessura
io soffio: tu non sarai
un borghese.
Né il gallico galletto
che si è impegnato le piume.
Né languoroso spasimante
di demoiselles canute,
erede di sfortune, pretendente
a troni vuoti. Non sarai mai
un buono a nulla, un luogo
comune, un libro stampato,
un fatto scontato.
Sull’altro piatto
della bilancia – il mio peso:
tu non sarai – francese!
E neppure uno di noi, dei tanti
odiosi ai nipoti.
Sa Dio chi sarai… Ma chi non
– ne sono garante
io, che ti ho riempito
di Russia a sorsate.
E sul mio sangue giuro:
non sarai un rifiuto
del tuo paese!
22 gennaio 1932
Marina Cvetaeva, Versi al figlio
(Dopo la Russia, Mondadori 1988, a cura di Serena Vitale)