Non c’è il lago
e altre filastrocche di Giovanna Menegus
Non c’è il lago
A Sesto Calende
– domenica mattina di gennaio, 8.40 –
scendendo da Ruga del Pozzo
al lago (o fiume)
non c’è
il lago
aria acqua cielo, davanti e dietro,
rami spettrali di tigli: tutto
ha assorbito
la nebbia
boe rosse (una) e bianche (tre)
galleggiano alte, sospese
nel vuoto (metafisico)
– dopo l’apparizione, a confermare l’invisibile,
non increspabile acqua,
dal nulla emergono
brune anatre, a schiera
un gabbiano
un cigno
un cormorano persino,
in volo
silenziosamente di sgusciante profilo
un signore panciuto con un cane piccolo incappottato di rosso
al guinzaglio
*
Giovanna Menegus, L’occhio fotografico, Macchione Editore, 2018
Ascolta la poesia dalla voce dell’autrice
Filastrocche dei colori
Giallo
Mi vedi col giorno,
la notte non dormo.
Il mio colore è il giallo,
a salutarmi è il gallo.
Maturo fragole e parole:
buongiorno, io sono il sole!
Verde
Se mi calpesti non mi lamento,
se mi mordicchi so d’acqua e di vento,
il mio colore è il verde:
di bosco e mele acerbe,
mi brucan capra e cerva,
eccomi: io sono l’erba!
Rosso
Sono estivo, sono vivo!
Puoi mangiarmi in insalata,
con la pasta ben condita,
sulla pizza, a pezzi, a fette:
entro in tutte le ricette.
Sottopelle è il mio tesoro,
sono rosso: il pomodoro!
Azzurro
Non sono il fiume e non sono il mare,
non sono il cielo, d’inverno gelo,
la mia acqua è azzurra
e sulla riva sussurra:
sussurra al vecchio drago,
gli dice: io sono il lago!
I miei pennarelli
Rosso sangue,
rosa lingua,
giallo sole,
verde aiuole.
Arancione è il peperone,
marrone il galeone
e neri i suoi pirati.
Blu faccio il cielo lassù,
grigia una valigia
e viola la mia scuola!
Hai visto che belli
i miei pennarelli?
*
Giovanna Menegus, inedito