Monologo di un cane coinvolto nella storia

di Wistawa Szymborska


 

Monologo di un cane coinvolto nella storia

 

Ci sono cani e cani. Io ero un cane eletto.
Con un buon pedigree e sangue di lupo nelle vene.
Abitavo su un’altura, inalando profumi di vedute
su prati soleggiati, abeti bagnati dalla pioggia
e zolle di terra tra la neve.

Avevo una bella casa e servitù.
Ero nutrito, lavato, spazzolato,
condotto a fare belle passeggiate.
Ma con rispetto, senza confidenze.
Tutti sapevano bene di chi ero.

Ogni bastardo rognoso è capace di avercelo un padrone.
Attenti però – lungi dai paragoni.
Il mio padrone era unico nel suo genere.
Una muta imponente lo seguiva a ogni passo
fissandolo con ammirazione timorosa.

Per me c’erano sorrisetti
di malcelata invidia.
Perché solo io avevo diritto
Di accoglierlo con salti veloci,
solo io – di salutarlo tirandogli i calzoni.
Solo a me era permesso,
con la testa sulle sue ginocchia,
accedere a carezze e tirate di orecchie.
Solo io con lui potevo far finta di dormire,
e allora si chinava sussurrandomi qualcosa.

Con gli altri si arrabbiava spesso, ad alta voce.
Ringhiava, latrava contro di loro,
correva da una parte all’altra.
Penso che solo a me volesse bene,
e a nessun altro, mai.

 

Ascolta la poesia dalla voce
di Giuseppina Fotia